TRE giorni - da domani a domenica, repliche alle 16 e alle 18 per
venti spettatori a turno, info 081 5524214 - per vivere un esperimento
teatrale al Centro di prima accoglienza (ex dormitorio pubblico) in via
de Blasiis, alle spalle di via Duomo. Va in scena il primo movimento
del progetto di Davide Iodice "Che senso ha se solo tu ti salvi",
ispirato a "Le sette opere di misericordia" di Caravaggio. S'intitola
"Mettersi nei panni degli altri - Vestire gli ignudi" e vede uno accanto
all'altro attori professionisti e residenti della struttura: Antonio
Buono, Davide Compagnone, Luciano D'Aniello, Maria Di Dato, Giuseppe Del
Giudice, Pier Giuseppe Di Tanno, Raffaella Gardon, Ciro Leva, Osvaldo
Mazzeca, Vincenza Pastore, Peppe Scognamiglio, Giovanni Villani.
Iodice, il suo teatro entra nella vita quotidiana e non è estraneo né a chi fa lo spettacolo né a chi lo guarda. È così?
"L'obiettivo
è sicuramente riportare il teatro nel vivo del corpo sociale. Ne ha
bisogno, direi. Provo a restituire al linguaggio teatrale la sua
funzione comunitaria, catartica. Non amo la definizione di teatro
sociale ma credo che questa sia la sola formula. Il teatro deve
appartenere alle nostre esistenze, altrimenti non è".
"Mettersi
nei panni degli altri". Proverbio abusato, magari incompreso, che
diventa input del copione. Su quali intese si stabilisce la convivenza
tra chi abita il Centro di prima accoglienza e i suoi attori?
"Sulla
sensibilità reciproca. È questo il principio con cui scelgo il cast, in
primis chi recita per professione. Debbono essere specialisti
dell'esistenza. In questo passaggio, gli attori si offrono agli abitanti
dell'ex dormitorio come assistenti magici. Per me è essenziale lavorare
sull'umanesimo, specie in questi contesti borderline".
Borderline come questa speciale tela del Caravaggio.
"È
un'opera per me essenziale. Accompagna fin dal primo istante la mia
ricerca espressiva. Considero questo quadro il mio amuleto perché è
indubbiamente e fortemente rappresentativo di Napoli. Esprime empatia,
compassione. La posizione di Caravaggio è avere attenzione sugli
emarginati, mai sui potenti".
Quale valore ha, per lei,
il fatto che lo spettacolo sia inserito nel cartellone dello stabile
Mercadante, anche se fuori dalle sedi tradizionali?
"La mia
felicità è che il progetto sia sostenuto dal teatro della città. Ma è
una produzione assai complicata da realizzare. Un attore che lavora in
Francia mi ha detto che ogni Paese europeo l'avrebbe trasformata in una
creazione annuale. Stabile, per l'appunto. Qui non credo che avverrà
mai".
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire