mercredi 21 décembre 2011

des news de ZOOSCHOOL #2

Qualche domanda al regista: Andrea Tomaselli

Andrea Tomaselli

D: Ciao Andrea, raccontaci di te.
R: Ho quasi quarant’anni. Vivo a Torino. Mi occupo da sempre di cinema e letteratura, come narratore e come docente. Sono un nostalgico degli anni ’70, di come in quegli anni veniva intesa e vissuta la narrazione. Credo che in quel periodo siano state prodotte narrazioni estremamente valide, che per me rappresentano modelli di riferimento. Il contenuto etico e il rigore estetico di quelle narrazioni: sono canoni che tento di raggiungere attraverso il mio lavoro.

D: Cosa ti ha spinto a diventare regista?
R: Due cose: da una parte il fatto che sin da piccolo i miei genitori mi hanno sempre portato parecchio al cinema. Non appena rimettevamo piede a casa, io e mia sorella ‘rifacevamo’ il film appena visto. Da sempre il cinema è stato un canale preferenziale di conoscenza e interpretazione della vita; dall’altra parte il lavoro del regista è un lavoro che si basa sulla collaborazione. Mi sento a mio agio a lavorare con tante persone, diverse tra loro, a rielaborare uno stesso aspetto del progetto con persone diverse da un diverso punto di vista, umano e tecnico. Riuscire a capire ‘con chi’ è meglio affrontare quel determinato apetto del lavoro ‘cinema’, riuscire a valorizzare ognuno dei collaboratori, secondo le sue specifiche capacità e qualità, è una componenete del lavoro da regista che mi fa amare questo lavoro.

D: Quali film degli anni 70 ti hanno colpito in particolare, perchè?
R: La caratteristica degli anni 70 (dalla fine dei sessanta agli inizi degli ottanta) è la tensione etica e sociale che faceva da colonna vertebrale ai film, e questo avveniva senza ridurre le soluzioni estetiche a un’integralismo socio-relistico. A volte si trattava di film realistici o iperrealistici (a volte addirittura ispirati a eventi di cronaca) – Taxi Drive, Il Padrino, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso, Qualcuno volò sul nido del cuculo,  Quel pomeriggio di un giorno da cani, Il Cacciatore, Perché il signor R. è colto da follia improvvisa?, Veronika Voss -, altre volte era il ‘genere’ a rileggerre la realtà senza per questo perdere la suddetta tensione – la fantascienza di Alien, Solaris, 2001,Stalker, il surreale di The Rocky Horror Picture Show e di Arancia Meccanica, l’horror di Rosemary’s baby, La notte dei morti viventi, La stagione della strega, Videodrome -; anche il privato, lungi dal disperdersi nel disimpegno, sapeva essere politico in una ricerca che era civile ed estetica insieme – Mariti, Una moglie, Minnie e Moskowitz -

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